sabato 22 dicembre 2018

Chi siamo, a chi parliamo.

di M. Minetti

Mentre passano gli anni, brancolando nel grigio fitto della comunicazione strategica particolare, mi rendo conto che a essere messo in crisi di identità, sono proprio io.
Tutti i messaggi mi inseguono gridando: “Identificati con me!”. Eppure, posso dire forse con un certo sollievo, non riesco a ridurmi a quella consonanza misera con un meme.
Leggo un libro, scritto da chi ha dedicato anni alla sua stesura, e ritrovo un rispetto per la complessità che sono. Non mi si chiede di aderire esteticamente ad un modello astratto. L'autore si espone nella sua tesi, presentando delle argomentazioni a volte emozionali, a volte razionali, comunque sempre rispettose della alterità del lettore. Nel saggio, se ben scritto, si cerca il dialogo maieutico, non l'identificazione di un catechismo.
Torno alla forma della comunicazione usa e getta. Quella creata rapidamente, per essere fruita in un determinato momento e destinata all'obsolescenza già dopo pochi giorni, paradossalmente, permanendo per sempre nella memoria persistente dell'internet.
Chi sei tu che mi chiedi di identificarmi con le tue parole? E chi tu pensi che io sia?


“Ma dici a me? Hei, tu, dici a me?” Ripeteva sornione e poi minaccioso, con la pistola puntata allo specchio, Robert de Niro in Taxi driver.
Sentirsi presi in giro, provoca aggressività. Sentirsi chiamati ad aderire a messaggi presentati come normali, condivisi, scontati, giusti, nostri, senza effettivamente identificarsi in quei messaggi, rende aggressivi. Più alta è la dose di ipocrisia, di falsità, di distorsione utilitaria di quel messaggio, più produce aggressività, perchè chi lo emette vuole presentarsi come tuo amico, spesso contro un altro nemico (che ti somiglia molto o sei proprio tu), ma non è tuo amico per nulla. E tu vorresti renderglielo chiaro, magari con una pistola in pugno. Io non sono tuo amico!
In questo gioco al massacro chi vince? Vince chi ci dà la possibilità di esprimere la nostra aggressività. Chi soffia sul fuoco dell'odio per venderci la serie televisiva di gangster, la pistola, il politico giustiziere, il social senza censure, lo sfogo sessuale, la manifestazione dove esprimere la rabbia o la protezione dagli arrabbiati.
Noi chi siamo? A chi parliamo?

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