Il principale obiettivo della teoria della complessità è di comprendere il comportamento dei sistemi complessi, caratterizzati da elementi numerosi, diversi tra di loro e uniti da connessioni numerose e non lineari.
Auto-organizzazione
I sistemi complessi adattivi (CAS) sono sistemi dinamici con capacità di auto-organizzazione composti da un numero elevato di parti interagenti in modo non lineare che danno luogo a comportamenti globali che non possono essere spiegati da una singola legge fisica. Alcuni esempi: comunità di persone interagenti, il traffico, il cervello umano. Il campo della scienza che si occupa di studiare e modellare questi sistemi è detto scienza della complessità. Questa proprietà è sfruttata in varie applicazioni pratiche, come ad esempio le reti radio militari e i sistemi anti-intrusione delle reti informatiche.
Comportamento emergente
I sistemi complessi sono sistemi il cui comportamento non può essere compreso in maniera semplice a partire dal comportamento dei singoli elementi che lo compongono, ovvero la cooperazione degli elementi determina il comportamento dei sistemi globali e fornisce loro delle proprietà che possono essere completamente estranee agli elementi che costituiscono il sistema.
Questa proprietà è chiamata comportamento emergente, nel senso che dai comportamenti semplici e ben definiti dei singoli componenti del sistema, emerge un comportamento globale non previsto dalle singole parti.
Confine del caos
La complessità è fortemente legata al caos. La sopravvivenza in ambienti così variabili viene ricercata nel raggiungimento del confine del caos, quella particolare area dove si massimizzano le possibilità di evoluzione. I sistemi complessi adattativi, cioè, si situano tra l'eccessivo ordine - una staticità che ricorda da vicino un meccanismo - e l'eccessivo disordine - un caos fuori controllo che può sconfinare nell'anarchia.
Le tre leggi delle organizzazioni complesse
Un'introduzione alla teoria della complessità applicata alla gestione delle organizzazioni a cura dell'autore del libro "Prede o Ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità"
di Luca Comello
Un argomento di particolare interesse nel management è l’applicazione della teoria della complessità alla gestione delle organizzazioni. La teoria della complessità rappresenta un nuovo approccio al sapere, orientato alla comprensione olistica di sistemi fortemente interconnessi, quali, ad esempio, Internet, gli stormi di uccelli, il cervello o, appunto, le organizzazioni. La teoria della complessità è una teoria in forte ascesa tra gli scienziati di tutto il mondo, ma le sue implicazioni pratiche risultano spesso oscure. Il libro “Prede o ragni. Uomini e organizzazioni nella ragnatela della complessità”, di cui sono autore insieme al prof. De Toni dell’Università di Udine, identifica tre leggi che caratterizzano i sistemi complessi e dovrebbero dunque essere ricercate dalle organizzazioni.
La prima è la legge dell’apertura. Tutti i sistemi complessi sono aperti, ovvero scambiano materia, energia ed informazione con l’esterno. Anche le organizzazioni dovrebbero mantenersi «aperte», per co-evolvere nell’ambiente circostante. Una organizzazione si apre mediante lo scambio di informazione con l’esterno: l’informazione può essere diffusa all’esterno (pubblicità, comunicati stampa, investor relations, ecc.) o venire acquisita all’interno (ricerche di mercato, benchmarking, competitive intelligence, ecc.). Proprio come i sistemi aperti studiati inizialmente dallo scienziato russo Prigogine, le organizzazioni aprendosi acquisiscono elementi di informazione che possono essere considerati come apporto energetico per alimentare la crescita.
La seconda legge delle organizzazioni complesse è la legge del riorientamento. I sistemi complessi adattativi hanno l’importante caratteristica di riuscire a riorientarsi in seguito alle discontinuità improvvise che sperimentano. Le previsioni e la pianificazione hanno un senso se il possibile si stabilizza nel probabile, ovvero gli accadimenti si susseguono secondo il corso previsto. In determinate circostanze, però, il possibile si destabilizza nell’improbabile, ovvero entra in gioco l’inaspettato. In queste situazioni è fondamentale che le organizzazioni siano pronte a cogliere l’attimo, a reagire all’inaspettato, a fronteggiare la situazione. Di fronte ad eventi come l’11 settembre oppure lo sviluppo a due cifre delle economie asiatiche non resta che essere rapidissimi nel riorientamento, ad esempio tramite la costruzione di scenari alternativi, contingency plans, ecc.
Infine la terza legge delle organizzazioni complesse, ovvero la legge dell’equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità. I sistemi complessi vivono solamente in quella zona chiamata orlo del caos, al limite tra l’ordine eccessivo che porta alla fossilizzazione e il disordine totale che porta alla disintegrazione. Anche le organizzazioni complesse ricercano l’orlo del caos, dove l’obiettivo è quello di perseguire l’equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità. La continuità è raggiunta mediante l’instaurarsi di relazioni con tutti i possibili attori rilevanti per l’eccellenza operativa. In un mercato complesso, però, le organizzazioni sono spesso chiamate anche a generare l’improbabile sotto forma di innovazioni radicali. Si possono ottenere questi risultati alimentando la discontinuità, ad esempio investendo in ricerca e sviluppo, tollerando limitate inefficienze che favoriscano la creatività, ecc. Tali costi sono ricompensati dai guadagni generati da innovazioni radicali di prodotti, servizi, processi e modelli organizzativo-gestionali.
In conclusione, investimenti congiunti per garantire apertura, riorientamento ed equilibrio dinamico tra continuità e discontinuità sono fondamentali fonti di vantaggio competitivo per le organizzazioni complesse.
Intervista a Luca Comello
a cura di Annalisa Fassetta
Luca Comello laureato in ingegneria gestionale nel 2003, ha lavorato in programmi di ricerca europei dell’Università di Udine su temi quali complessità, creatività, innovazione e change management.
Attualmente è nella direzione Research & Innovation della Illycaffé.
Con Alberto De Toni è autore del libro sulla teoria della complessità Prede o ragni edito da Utet nel 2005.
Gli chiediamo di rispondere ad alcune domande che riguardano il tema della complessità e alcuni aspetti del libro.
Che cosa si intende per complessità?
Complesso deriva dal latino cum plexum, dove plexum indica il nodo, l’intreccio. Quando si parla di complessità si fa riferimento alla caratteristica principale dei sistemi complessi. Vale a dire quei sistemi che presentano numerosi elementi, legati fra loro da un elevato numero di connessioni.
Qualche esempio di sistema complesso?
I sistemi complessi sono ovunque: noi esseri umani, gli animali, le organizzazioni, le culture, le ecologie, le politiche. I sistemi complessi esistono in natura, ad esempio il cervello dell’uomo, ma sono anche frutto dell’invenzione, come internet, i sistemi economici e i sistemi sociali.
Perché nasce l’esigenza di approfondire lo studio della complessità?
La scienza classica, che ha origine con la presentazione da parte di Isaac Newton delle leggi fondamentali del moto, ha l’obiettivo principale di scoprire le leggi universali della natura, a cui tutti i fenomeni devono sottostare. Ma esistono fenomenologie complesse che non possono essere ricondotte e descritte per mezzo di queste leggi. Pertanto, la voglia di progredire nell’avventura della conoscenza ha portato a cercare risposte che potessero comprendere la complessità del reale.
Insieme ad Alberto Felice De Toni sei autore del libro “Prede o Ragni”.
In che modo possiamo applicare la teoria della complessità al mondo delle imprese?
Le organizzazioni sono dei sistemi complessi: presentano numerosi elementi ed un alto numero di interconnessioni fra gli stessi. Le dinamiche che le governano sono, quindi, simili a quelle di altri sistemi complessi.
Per questa ragione i principi della teoria della complessità possono essere applicati alle organizzazioni stesse. Questo comporta un cambiamento culturale: la complessità non fornisce ricette certe e infallibili per la gestione delle organizzazioni, ma un punto di vista nuovo.
Ai manager il compito di adattare creativamente questo nuovo sapere alla situazione contingente delle proprie organizzazioni.
Nel libro si parla di “disorganizzazione creativa”. Di cosa si tratta?
E’ la condizione di una organizzazione che ricerca l’orlo del caos.
I sistemi complessi, ad esempio l’azienda, non possono vivere nell’ordine totale perché non ci sarebbe spazio per l’innovazione. Neppure nel disordine totale perché si disintegrerebbero.
L’orlo del caos è la zona che i sistemi complessi ricercano per l’evoluzione in quanto in essa sono presenti continuità e discontinuità.
Per le organizzazioni si tratta di una vera e propria “disorganizzazione creativa” tendente alla compresenza di miglioramento continuo e distruzione creativa. Fondamentale per cercare anche forti discontinuità che garantiscono l’evoluzione.
“Prede o Ragni si rivolge a coloro che hanno il coraggio di accettare la sfida della complessità, con l’auspicio che immaginazione e creatività consentano loro di vincerla: il futuro appartiene a chi sa immaginarlo”. E’ una frase tratta dal libro. Qual è la relazione che lega creatività e complessità?
In natura non vi è spazio per cio’ che è rigido e immutabile. I sistemi complessi sono flessibili, si adattano ai cambiamenti esterni; e possono a loro volta essere creatori del cambiamento.
La creatività, l’immaginazione risultano essenziali per adattarsi a situazioni inaspettate e per crearne di nuove.
Nel libro è piu’ volte citato “l’effetto butterfly”. Come si inserisce nella teoria della complessità?
L’effetto butterfly è teorizzato da Edward Lorenz che, studiando i fenomeni metereologici, nota che una variazione minima nelle condizioni iniziali di un sistema (fisico, chimico, biologico, economico) puo’ provocare grandi conseguenze, perché esistono numerosissime interconnessioni che incidono sul fenomeno.
Allo stesso modo nei sistemi complessi gli elementi che interagiscono sono numerosi ed anche le interconnessioni. L’effetto butterfly è pertanto una delle caratteristiche dei sistemi complessi.
Chi sono le prede e chi sono i ragni?
La complessità puo’ essere vista come una grande ragnatela in cui noi possiamo essere prede imbrigliate in essa, oppure ragni, e quindi creatori di questa realtà.
La teoria della complessità contiene in sé un messaggio ottimista. Puoi illustrarcelo?
Nasce dall’effetto butterfly stesso. Possiamo essere creatori attivi della realtà. Proprio perché una piccola causa puo’ generare grandissimi effetti, così anche una nostra azione puo’ generare grandi cambiamenti. Così saremo ragni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sistema_complesso
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