Nella forma del circolo epicureo, (riunione filosofica informale e orizzontale) vorrei affrontare un tema che mi dà da pensare ultimamente. Stimolato dalla lettura di alcuni testi quali L’eclisse della ragione di Max Horkeimer, Un'etica per la politica di Bertrand Russell e Della certezza di Wittgenstein, avrei piacere di confrontarmi con voi sul significato di RAGIONE e della possibilità di Libertà che ne deriva. I due temi , infatti sono molto legati, dove non c’è ragione, è forse impossibile che ci sia libertà, almeno questa è l’idea di alcuni pensatori, per altri invece, esattamente il contrario.
Non ho intenzione di fare una conferenza ma, cercando di definire nei termini del linguaggio comune, quali sono i vari possibili modi di interpretare questi termini, cercare di capire se una “ragione” oggettiva e non strumentale esiste e quali soluzioni ci suggerisce. Si tratta insomma di cercare di capire se possiamo dire con certezza che “qualcosa è meglio di qualcos’altro” senza che l’interesse ci si metta di mezzo. Se quindi, ad esempio, una critica al capitalismo sia possibile da un punto di vista razionale e non soltanto religioso o utilitaristico.
Se riuscissimo in questo intento, che può sembrare velleitario ma non lo è assolutamente, renderemmo un grande servigio a quelle masse di rassegnati al totalitarismo, costretti a pensare oggi che la ragione non è che la faccia istituzionale del potere economico.
Proporrei come luogo villa pamphili per il giorno Domenica 12 luglio... ore 15,30 alla villa storica...
Matteo X
5 commenti:
Ho trovato in questo testo una valida guida per la riflessione su ragione, etica e politica.
E' molto semplice e divulgativo, porta esampi del senso comune e pone problemi pratici.
"Un'etica per la politica" (1954), Laterza, 9E.
– Russell rivalutò anche l’importanza dell’istanza etica nell’agire politico, senza per questo scadere nell’utopismo o nel gretto moralismo. Dopo una prima fase “oggettivista”, in cui tentò di inquadrare l’agire pratico all’interno delle “scienze esatte”, egli si volse ad una rappresentazione sostanzialmente relativistica e utilitaristica della morale, tenendo conto delle obiezioni mossegli da George Santayana, altro illustre logico del Novecento. I valori divennero per lui l’effetto dei desideri umani, non totalmente razionalizzabili, né riconducibili ad un insieme di norme scientificamente controllabili. Nel saggio del 1935 Religione e scienza (La Nuova Italia), egli concluse che «l’intera idea del bene e del male ha qualche rapporto col desiderio » e che «l’etica è un tentativo di conferire un’importanza universale e non semplicemente personale a alcuni dei nostri desideri». Tuttavia, il suo relativismo non fu mai esasperato, poiché introdusse la distinzione fra desideri “compossibili” e “incompatibili”, attribuendo maggior valore etico ai primi. Per chiarire il significato di questa dicotomia è opportuno citare un passo di Un’etica per la politica (Laterza), che risale al 1954: «I desideri di coloro che nutrono benevolenza l’uno per l’altro sono compossibili, mentre sono incompatibili quelli di coloro che nutrono sentimenti di reciproca malevolenza. [...] Desideri giusti saranno quelli capaci di essere compossibili con il massimo numero di altri desideri; desideri ingiusti saranno quelli che possono venir soddisfatti solo a costo di frustrare altri desideri». L’azione moralmente corretta, pertanto, consisterebbe nel dar piena attuazione a quei desideri legittimi che non provocano danni a sé o agli altri, favorendo le azioni altruistiche o i comportamenti socialmente utili che permettono alla maggioranza dei cittadini di vivere felicemente.
MA se non ho letto i libri posso venire lo stesso?
G.
Per venire non c'è bisogno dei libri, lo diceva Socrate e lo ripeteva Santippe...
Basta portarsi dietro delle idee, ma attenzione che a parlare di libertà si diventa liberali..
La libertà eguale
Ian Carter
Pagine: 320
Prezzo: Euro 25
Feltrinelli
In breve
Un'analisi filosofica del diritto di ogni individuo all'eguale libertà. Un diritto fondamentale capace da solo di motivare politiche sia più libertarie sia più egualitarie di quelle generalmente sostenute dai progressisti liberali di oggi.
Il libro
Il diritto all'eguale libertà può essere considerato un diritto fondamentale di ogni individuo, un diritto da cui discendono tutti gli altri. Molti esponenti del liberalismo affermano tale principio, senza però rendere sufficientemente chiari i termini in gioco. L'analisi filosofica, mirando al chiarimento dei concetti, alla coerenza logica e ai rapporti tra intuizioni morali in conflitto, può aiutare sia a chiarire le posizioni normative sia a difenderne alcune contro altre. Tale metodo viene applicato in questo libro guardando da vicino il diritto all'eguale libertà e difendendone una interpretazione più radicale di quelle attualmente più diffuse ? non solo in senso libertario, in termini di riconoscimento dell'inviolabilità dell'individuo e dei diritti di proprietà privata, ma anche in senso egualitario, in termini di sensibilità all'importanza delle risorse materiali per il possesso della libertà e al diritto di ciascuno a eguali chance di vita. Il libro è diviso in tre parti: una prima parte dedicata alla libertà, alla concezione liberale del suo valore e al problema della sua misurazione; una seconda parte dedicata alla struttura dei diritti, ai fondamenti del diritto alla libertà e al nesso con la proprietà privata; una terza parte dedicata all'interpretazione egualitaria di tale diritto, al rapporto con l'eguaglianza delle risorse e al ruolo della responsabilità morale del singolo.
Ci saremo anche noi. Si stava appunto discutendo di libero arbitrio. Sil. sostiene che non esiste, tutto è inevitabilmente condizionato.
Flazzzzzzzzk.
ragionando sul significato di sistema (economico,sonoro,nervoso...)ho trovato un pezzeto che appongo come proseguio di qst discussione, sul tutto che e' inevitabilmente condizionato e che azzoppa il libero arbitrio.
cito wiki ( nei termini di sistema e metacognizione)
""""L'uomo è concettualizzato come un sistema vivente ed, in quanto tale, ne acquisisce tutte le caratteristiche di sistema complesso, mantenendo però alcune peculiarità come la metacognizione.Con "metacognizione" si indica un costrutto teorico molto utilizzato in ambito psicologico ed educativo. La metacognizione indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità - molto probabilmente peculiare della specie umana- di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali. L'attività metacognitiva ci permette, tra l'altro, di controllare i nostri pensieri, e quindi anche di conoscere e dirigere i nostri processi di apprendimento.""""
A qst punto la metacognizione sembra venire in aiuto di chi cerca lo svincolo dal sistema influenzante (e influenzato se ogni sistema e in realta un sub-sistema...)regalando una prospettiva "incondizionata" necessaria per il libero arbitrio.Ma il limite di qst incondizionatezza e il solito tallone d'achille della questione.
e quindi a un certo punto mi chiedo:perche libero ( prima della parola arbitrio) deve significare libero da, e non libero DI considerare appieno tutte le condizioni che condizionano il mio sistema?
la mia liberta finisce nel momento in cui inizia quella di qualunque altra persona( includendo quindi il rispetto per animali e ambiente,che riguarderanno inevitabilmente i nostri figli).dato qst rispeto come presupposto,le mie scelte devono essere giuste/sbagliate per me o assolutamente ( nel senso ab-solute, staccate da tutto)?
ovvero,il mio libero arbitrio DEVE nascere dal mio qui e ora, dalla mia condizione e dalla mie esigenze.
sarebbe altrimenti l'arbitrio un "libero" freddo, morto,FERMO in un limbo quasi divino--come altro dall'uomo.assolutamente giusto ma non per me.
Liberi di rispondere o meno,rilancio il presidio sonoro sotto la sezione femminile e maschile di rebibbia il 31 dicembre dalle 10 alle 14.
Mountain Rocker
Posta un commento