Relazione COXSA, Zona Epicurea, 30 gennaio Acrobax
Il Conflitto
Il 30 gennaio, nella cornice del Reggae Circus, si è svolto un incontro filosofico orizzontale riguardo al conflitto al Loa Acrobax di Roma.
Si è formato un gruppo di circa 20 componenti.
E' stato letto insieme un breve testo a cui è seguita una discussione di circa un ora.
Testo: Sun Tzu, L'Arte della guerra, Neri Pozza, Vicenza 1999, pp.103-105.
Domande sollevate:
- Come ci si comporta in un conflitto non strutturato?
- In un conflitto ci sono sempre 2 schieramenti identificabili?
- Il conflitto fa sempre bene?
- L'essere umano deve essere predisposto al conflitto?
- Queste strategie sonpo applicabili alle relazioni sociali?
- E' possibile una relazione che non sia conflittuale?
- La discussione è un conflitto?
- E' necessaria una dimostrazione materiale di forza per vincere senza combattere?
- Il conflitto è istintivo e nasce prima di aver identificato un avversario?
- Io conosco agendo o posso agire solo se conosco?
- Si può vivere senza conflittualità?
- Il conflitto è un problema?
Argomento di discussione scelto: "Il conflitto è istintivo e nasce prima di aver identificato un avversario?"
Dopo una breve rosa di interventi appariva a tutti assodato che il conflitto, come discrepanza tra bisogni e realtà, appariva come elemento costituente già nei primi istanti di vita dell'individuo.
Risultava infatti che l'io (o il se) si costruisce nell'opposizione conflittuale con il mondo, quindi prima c'è il conflitto, successivamente e grazie a quello, l'io.
Si configurava così già la risposta al quesito scelto: "il conflitto è istintivo?"
Risposta: " Sì, e nasce prima di aver identificato un avversario perchè nasce anche prima di aver identificato se stessi."
Alcune persone sottolineavano quindi il rapporto tra esperienza, conoscenza e costruzione del Sé attraverso l'esperienza attiva di conflitti vissuti. Il conflitto insegna se porta alla vittoria, al successo, ma insegna anche di più se porta all'insuccesso.
Queste riflessioni spiegavano anche il quesito precedentemente sollevato: " Io conosco agendo o posso agire solo se conosco?", in cui azione e pratica di conflitto sostanzialmente coincidono.
Il gruppo allora, sollecitato dal facilitatore, spostava la sua attenzione su una riflessione sulle modalità migliori per affrontare i conflitti.
Il gruppo era sicuro che il modo migliore fosse comunque affrontare il conflitto piuttosto che negarlo o nasconderlo. Quindi, in linea di principio, il conflitto fa sempre bene. Tenendo conto che affrontare il conflitto può anche significare sottrarsi e fuggire di fronte ad un nemico più forte. Un partecipante proponeva infatti di tutelarsi: "morire per delle idee...ma morire di morte lenta.." come nell'adagio di De Andrè, insomma affrontare i conflitti ma non votarsi al martirio.
Un altro partecipante osservava che "sapere che l'Io si costruisce nel conflitto, e che questo è portatore di conoscenza, ce lo fa vivere in un ottica differente." Come una scelta piuttosto che come una condizione subita passivamente. E questa ultima osservazione sottolinea proprio l'aspetto che la P4C vuole sviluppare: la metacognizione, ovvero il conoscere i processi di conoscenza, osservare me stesso conoscere.
Il facilitatore a questo punto proponeva una lettura del conflitto che, mediata dalla critica all'individuo atomico della nostra concezione moderna, recuperasse l'idea taoista dell'individuo molteplice, non scisso dal mondo. Il conflitto, come legge universale, non deve portare alla completa distruzione dell'avversario, in quanto l'avversario è elemento costitutivo dell'io molteplice. L'elemento conflittuale, anche se viene sottomesso, partecipa comunque della costituzione dell'elemento che ha il sopravvento, determinandolo. Grazie a questo il debole vince sul forte e il piccolo sul grande.
lunedì 1 febbraio 2010
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