domenica 30 dicembre 2018

La redistribuzione e riduzione del tempo di lavoro individuale a parità di salario e ruolo trainante della P.A.

di: Matteo Minetti  (Quaderni Cestes N. 18 Maggio 2018, Cestes-USB, Ed. Efesto, pp.53-67)


Lavorare tanto in pochi o poco in tanti?

C’è una considerazione che chiunque può fare: la tecnologia e l’organizzazione del lavoro hanno ridotto il tempo di lavoro necessario a produrre beni e servizi in una società dell’abbondanza. Il valore aggiunto è molto di più il risultato di investimenti in innovazione tecnologica e infrastrutture piuttosto che della maggiore quantità di lavoro umano.(1)
Tab01 -Fonte: Istat 1995-2015 Misure di Produttività. www.istat.it

domenica 23 dicembre 2018

Agosto 2018. La serialità del male.

di: Rattus

Agosto 2018. Nel corso di quel mese abbiamo seguito tre vicende di gravità inaudita, di cui abbiamo avuto notizia dai mezzi di informazione: La morte per incidente stradale di sedici lavoratori agricoli occasionali in Puglia, il suicidio di otto tassisti di New York, quasi sicuramente dovuta al diffondersi di nuovi sistemi di trasporto pubblico che stanno via via sostituendo i tradizionali taxi e, infine, la scoperta, a Palermo, di una società di truffatori che convinceva persone disperate a sottoporsi alla frantumazione delle ossa degli arti per simulare incidenti stradali e quindi ottenere dei rimborsi dalle assicurazioni.
 
Riflettendo su queste tragedie ci è parso chiaro che c'era un filo rosso che le lega una all'altra: la progressiva riduzione del lavoro necessario ad opera dei processi di automazione. Ma è bene mettere subito in chiaro che questo non è un testo "luddista" o in qualche modo contrario all'innovazione tecnologica. Tutt'altro. Meglio però procedere con ordine, e partire dagli incidenti stradali avvenuti in Puglia e costati la vita a sedici giovani braccianti agricoli.

sabato 22 dicembre 2018

Chi siamo, a chi parliamo.

di M. Minetti

Mentre passano gli anni, brancolando nel grigio fitto della comunicazione strategica particolare, mi rendo conto che a essere messo in crisi di identità, sono proprio io.
Tutti i messaggi mi inseguono gridando: “Identificati con me!”. Eppure, posso dire forse con un certo sollievo, non riesco a ridurmi a quella consonanza misera con un meme.
Leggo un libro, scritto da chi ha dedicato anni alla sua stesura, e ritrovo un rispetto per la complessità che sono. Non mi si chiede di aderire esteticamente ad un modello astratto. L'autore si espone nella sua tesi, presentando delle argomentazioni a volte emozionali, a volte razionali, comunque sempre rispettose della alterità del lettore. Nel saggio, se ben scritto, si cerca il dialogo maieutico, non l'identificazione di un catechismo.

martedì 4 dicembre 2018

Hannah Arendt, Vita activa

(Arendt 2917, pp. 133-136)
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Il pericolo che la moderna emancipazione del lavoro non solo fallisca nell'iniziare un'epoca di libertà per tutti, ma al contrario spinga per la prima volta tutto il genere umano sotto il giogo della necessità, fu già chiaramente intuito da Marx, quando egli insisteva sul fatto che lo scopo di una rivoluzione poteva non essere la già compiuta emancipazione delle classi lavoratrici, ma doveva consistere nell'emancipazione dell'uomo dal lavoro. A prima vista, questo scopo sembra utopistico, il solo elemento strettamente utopistico nel pensiero di Marx (82). L'emancipazione dal lavoro, secondo le stesse parole di Marx, è emancipazione dalla necessità, che significherebbe, in definitiva, emancipazione dal consumo, dal metabolismo con la natura che è la condizione effettiva della vita umana (83).