di M. Minetti
Mentre passano gli anni,
brancolando nel grigio fitto della comunicazione strategica
particolare, mi rendo conto che a essere messo in crisi di identità,
sono proprio io.
Tutti i messaggi mi
inseguono gridando: “Identificati con me!”. Eppure, posso dire
forse con un certo sollievo, non riesco a ridurmi a quella consonanza
misera con un meme.
Leggo un libro, scritto
da chi ha dedicato anni alla sua stesura, e ritrovo un rispetto per
la complessità che sono. Non mi si chiede di aderire esteticamente
ad un modello astratto. L'autore si espone nella sua tesi,
presentando delle argomentazioni a volte emozionali, a volte
razionali, comunque sempre rispettose della alterità del lettore.
Nel saggio, se ben scritto, si cerca il dialogo maieutico, non
l'identificazione di un catechismo.
Torno alla forma della
comunicazione usa e getta. Quella creata rapidamente, per essere
fruita in un determinato momento e destinata all'obsolescenza già
dopo pochi giorni, paradossalmente, permanendo per sempre nella
memoria persistente dell'internet.
Chi sei tu che mi chiedi
di identificarmi con le tue parole? E chi tu pensi che io sia?
“Ma dici a me? Hei, tu,
dici a me?” Ripeteva sornione e poi minaccioso, con la pistola
puntata allo specchio, Robert de Niro in Taxi driver.
Sentirsi presi in giro,
provoca aggressività. Sentirsi chiamati ad aderire a messaggi
presentati come normali, condivisi, scontati, giusti, nostri, senza
effettivamente identificarsi in quei messaggi, rende aggressivi. Più
alta è la dose di ipocrisia, di falsità, di distorsione utilitaria
di quel messaggio, più produce aggressività, perchè chi lo emette
vuole presentarsi come tuo amico, spesso contro un altro nemico (che
ti somiglia molto o sei proprio tu), ma non è tuo amico per nulla. E
tu vorresti renderglielo chiaro, magari con una pistola in pugno. Io
non sono tuo amico!
In questo gioco al
massacro chi vince? Vince chi ci dà la possibilità di esprimere la
nostra aggressività. Chi soffia sul fuoco dell'odio per venderci la
serie televisiva di gangster, la pistola, il politico giustiziere, il
social senza censure, lo sfogo sessuale, la manifestazione dove
esprimere la rabbia o la protezione dagli arrabbiati.
Noi chi siamo? A chi
parliamo?
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