venerdì 10 maggio 2013

E’ il progetto che cambia il sistema - Il pensiero divergente.
























di M. Minetti


E’ il progetto che cambia il sistema, è il sistema che cambia il progetto.

E’ certo che le forze materiali siano ciò che interviene a modificare le relazioni finora costituite. In un qualsiasi sistema è l’errore, o l’errore intenzionato che non è errore, che rappresenta la libertà di cambiare progetto.  Eliminare l'errore significherebbe eliminare la possibilità del cambiamento, dell'evoluzione. Per questo, in poche parole, esiste il cancro. Il male, si diceva una volta.

Nel momento in cui un dato sistema è stato configurato in un certo modo, per complesso che sia, quella modalità, quel progetto, quelle procedure interconnesse, inevitabilmente vanno ad attuarsi. Se si tratta di una procedura di accumulazione, questa accumulazione si attuerà regolarmente come i sali che si cristallizzano sul fondo del recipiente in cui la soluzione ha raggiunto la sua temperatura di saturazione.
Velocizzare questo processo è l’unica possibilità di vedene il risultato, visti i tempi biologici di un sistema, formato da generazioni di individui.

E' come una freccia scagliata da un arco in quel preciso istante, il suo destino è segnato, colpirà il bersaglio oppure no. L'unica possibilità di cambiare questo esito è lanciare un'altra freccia. A meno che non intervenga una deviazione improvvisa, qualcosa che non era stato considerato  prima, perchè impossibile da prevedere.
Ma l’attenzione può spostarsi su di un altro aspetto.
Ottenere il sale, o fare centro, non era il nostro fine. Era un esperimento. Solo una delle molte verifiche che si effettuano.
Mentre le verifiche vengono portate a termine bisogna pensare a quale sarà il prossimo esperimento. Cosa si stava cercando? Qual'è il nostro ruolo nell'esperimento? In cosa il progetto va cambiato? C’è veramente troppo dolore al mondo, o ce n’è nella giusta misura, o addirittura ce n’è troppo poco. Oppure è solo maldistribuito.

L'esperimento è fallito. Oppure è perfettamente riuscito. Il prossimo passo è sicuramente una modificazione del sistema dell'esperimento, o per renderlo efficace, o perchè ha esaurito la sua efficacia.  Ogni parte ed esito del sistema precedente è utilizzato dal successivo, purchè trasferisca le sue relazioni e si adatti, oppure verrà riciclato comunque in modo utile partendo dai suoi componenti, che possono essere ad esempio le proteine, o addirittura l'azoto.   E' la dura legge della dialettica: la realtà è in movimento. 

Qual è la parte del sistema che progetta la sua prossima forma? L’errore oppure l’orlo del caos. I mutamenti non appaiono per scelta bensì per mutazione o aggregazione. Il prodotto delle innumerevoli piccole forze che agiscono è imprevedibile. Della totalità di mutazioni e aggregazioni avvenute, solo la infinitesima parte sopravvivono in questo momento. E non le più "forti", bensì le più adatte all'ambiente in cui si inseriscono. Possono essere anche forme di vita debolissime, basta che non abbiano alcun antagonista e conquisteranno ogni nicchia del globo.


Ci possono essere, però, delle condizioni in cui aumentano le probabilità favorevoli, in cui il cambiamento avviene. Queste condizioni non possono essere generate ma possono essere assecondate. Si tratta di sviluppare dei casi limite all'interno di un sistema di incontrollabile complessità. L'orlo del caos si chiama.

Ci sono aspetti, del nostro sistema attuale, che sono utili a riprogettare il cambiamento e l'evoluzione ma non hanno nulla a che vedere con la programmazione, cioè con la gestione statistico matematica delle previsioni economiche. Non bisogna confondere il fine con il mezzo. Il denaro, così come il pane e qualsiasi altro bene economico, è un mezzo a disposizione di un fine, mentre spesso lo si considera come un fine.
Il fine può essere anche la sopravvivenza della specie umana, o di una specifica classe sociale, o di una nazione contro le altre, o di una religione... Più il punto di vista si allarga, andando a comprendere l'universo, o gli universi, i milioni di anni e le ere geologiche, più il fine non può che spostarsi oltre "l'uomo", come psicologicamente abbiamo imparato a conoscerlo, per ricomprenderlo interamente come attore biologico, con un valore non meramente materialista. Nella bio-logia rientra il comportamento, il linguaggio, la "cultura" della forma di vita. 
La biologia non è "l'analisi del sangue", è capire il sangue, in tutte le sue accezioni.

Quello che si chiamava progresso, e che è stato tradotto in una abbondanza utile ma anche inutile, quando non dannosa, è un processo biologico e culturale che porta ad affiancare la nuova forma di vita alla vecchia. La vecchia forma di vita ce l'abbiamo sotto gli occhi. La nuova pure.



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